
Siamo bravi a giudicare, ma sappiamo metterci davanti allo specchio?
by don Aurelio
Fin da piccoli impariamo a osservare il mondo attorno a noi e a interpretarlo, etichettando persone e situazioni come buone o cattive, giuste o sbagliate, in modo quasi automatico. Giudicare ci dà una sensazione di controllo, ci permette di semplificare una realtà complessa e ci illude di sapere che cosa è affidabile o pericoloso.
È una semplificazione per evitare di affrontare la complessità dentro di noi, per ridurre lo spazio per l’autocritica e per esplorare le nostre insicurezze. Spesso giudichiamo negli altri ciò che non accettiamo in noi stessi. Quando una persona ci irrita o ci infastidisce, c’è una buona probabilità che quel comportamento rifletta una parte di noi che non vogliamo riconoscere. C.G. Jung chiamava questo fenomeno ‘ombra’, il lato oscuro della nostra personalità. Guardare negli altri le nostre mancanze, invece di affrontarle, è un meccanismo di difesa che ci protegge dal dolore della consapevolezza.
Il giudizio verso gli altri spesso nasce da una bassa autostima. Sentirsi ‘superiori’ ci aiuta a lenire il disagio del confronto con le nostre fragilità. Questo atteggiamento costruito sul disprezzo oppure sulla critica verso gli altri rischia di isolarci, rendendoci incapaci di creare relazioni autentiche e di nutrire empatia. Di fronte alla tendenza a giudicare, sorge una domanda fondamentale: siamo in grado di metterci davanti allo specchio con coraggio e umiltà?
Il primo passo è riconoscere le nostre paure, i nostri errori e i nostri limiti. Non si tratta di colpevolizzarci secondo una sindrome compulsiva e ossessiva di sensi di colpa, ma di osservare amorevolmente e oggettivamente ciò che siamo, accettando con umiltà e verità sia le luci che le ombre, consapevoli di essere tutti in evoluzione all’interno di un processo di maturazione.
Mettersi davanti allo specchio richiede umiltà, per riconoscersi imperfetti e limitati, amati e perdonati. Consigliamo ogni giorno di dedicare alcuni minuti in casa, di fronte a una bella icona, al vangelo, a un cero che illumini le nostre tenebre interiori, per riflettere sui propri pensieri e comportamenti, tenendo un diario dove annotare non solo le critiche verso gli altri, ma anche il sogno di Dio e con i Suoi occhi vedere noi, gli altri e il mondo, rompendo schemi di pensiero tossici e paranoici.
Sarebbe molto utile spiritualmente la partecipazione al sacramento della Riconciliazione e alla direzione spirituale. Senza rapporto con Dio nella preghiera e senza una sapiente guida, non si va da nessuna parte.
Chiara d’Assisi interpretava il suo rapporto con Dio attraverso l’immagine dello ‘specchio’, senza vanità e impulso narcisistico. Tenendo fisso lo sguardo su Gesù (Eb.12,2) si viene trasformati nella sua immagine.
2025-05-09