La voce e il silenzio

by don Aurelio

Una voce di silenzio è la traduzione letterale del passo in cui si dice nella Bibbia che Dio si manifesta in una brezza leggera (1Re, 19 ss). Il silenzio è il luogo in cui Dio parla. Nell’Islam tra i 99 nomi di Dio non c’è il ‘Silente’, ma c’è ‘Assami’ che è ‘colui che ascolta’. Nella tradizione islamica Gesù è considerato un profeta silenzioso.
La parola “lingua” deriva da “legare” e chi non la tiene legata con il silenzio, dà prova di essere senza fede. Scrive sant’Antonio: “Il Signore accoglie soltanto le preghiere di coloro che non dicono male degli altri”. Spesso capita di sentire: “Io sono sincero e dunque dico ciò che penso”. E così uccidiamo le persone con le nostre parole aggressive. Forse è meglio pensare ciò che si dice.
Nell’induismo il silenzio non è contrapposto alle parole. Nel buddismo la meditazione tramite il silenzio è fondamentale. Molti oggi vorrebbero una chiesa silenziosa (o silenziata?). Infatti, alcuni dicono che su certi temi di morale, la chiesa dovrebbe tacere. Il "religioso silenzio” è un’altra cosa: vi è un rapporto tra autentica religiosità e silenzio. Nessuno ha mai detto che il rumore è religioso: come mai allora c’è tanto chiasso nelle nostre chiese e nella società? Se apri la televisione senti gente che litiga, che urla, che pontifica. Come mai non si sta più in silenzio, cellulare permettendo? C’è poi un gran rumore nel nostro cervello e una grande confusione.
La nostra nuova chiesa è stata costruita con una grande attenzione sia alla acustica attiva e sia anche passiva. Il giardino attorno alla chiesa ha anche questo obiettivo: favorire il silenzio in chiesa, ridurre il rumore circostante e soprattutto prendere le distanze dall’inquinamento acustico della trafficatissima Via Mameli.
Non c’è parola senza silenzio. Consiglio la lettura del libro di Pablo d’Ors “Biografia del silenzio” ed. Vita e Pensiero (2014). Anche il silenzio ha una sua biografia, quella scritta nella vita di chi si dedica alla meditazione e alla contemplazione, come Pablo d’Ors che in queste pagine ci racconta la sua avventura spirituale, dopo aver abbandonato l’atmosfera tossica dell’affanno umano: “Viviamo, sì, ma molto spesso siamo morti”.
Meditare non è difficile, il difficile è voler meditare. Purtroppo siamo all’interno di una cultura che non riesce più a pensare. Ammettiamolo: leggere un libro è ormai una rarità. Circondati da input di tutti i generi, senza rendercene conto, la lettura sulla pagina di carta stampata sta diventando sempre più difficile e richiede certamente impegno e tenacia. Eppure è una di quelle piccole battaglie della vita quotidiana da non perdere, perché a rischio c’è qualcosa di più: il nostro modo di percepire la realtà, di empatizzare con il prossimo, di saper interpretare e collegare gli eventi.


2024-01-16