
Il coraggio di sognare
by don Aurelio
Prima del '900, prima della pubblicazione del libro 'Interpretazione dei sogni' di Freud, molti studiosi hanno descritto come cambiano i sogni con l'età.
Il bambino che cresce passa da una prima fase di sogni emotivamente neutri a una seconda fase, dopo i nove anni, nei quali inizia a sognare come gli adulti.
Le intense emozioni dell’adolescenza ripropongono attraverso i sogni le situazioni reali, diversi rispetto ai maschi e alle femmine.
Nell’età adulta il sogno è cognitivamente ed emotivamente stabile.
Quindi con l’età i sogni cambiano.
La voglia di futuro, pur tra errori e fallimenti, rende i giovani felici di sognare.
Le nuove generazioni possono guardare al '68 per sognare: solo chi riflette su 'come eravamo', può sognare 'come saremo'.
Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme la realtà comincia a cambiare.
Sognare per un adulto del terzo millennio non significa accarezzare l’ingannevole illusione di 'un’isola che non c’è'.
Significa invece sognare in grande per poter agire nella quotidianità, non secondo l'emergenza del momento, ma contrapporsi alla rassegnazione e al cinismo rinunciatario.
Soprattutto condividere i sogni perché diventino patrimonio comune.
I sogni dei ragazzi e delle ragazze che ho incontrato in questi ultimi 50 anni di ministero parrocchiale, oppure nell’insegnamento, sono rumorosi nel loro silenzio.
Hanno bisogno di spazio, ascolto, fiducia per emergere.
Forse dobbiamo farci domande insieme, domande condivise e generative di possibilità inesplorate, che sappiano fare i conti con la realtà.
Sono queste le domande che plasmeranno il futuro. Serve agire insieme, aprire spazi di ascolto, di confronto e di sostegno reciproco.
Papa Francesco ha detto: 'Giovani siate pellegrini sulla strada dei vostri sogni…'.
Il nuovo 'Rapporto giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo – La condizione giovanile in Italia', descrive i giovani italiani, rispetto ai coetanei di altri Paesi europei, come giovani che rimangono in casa dei genitori, che diventano in misura minore GENITORI, sempre meno in Italia per la bassa natalità e per i flussi di uscita.
Promessa e minaccia del futuro…
Per le generazioni precedenti che avevano cullato l’illusione ottimistica dell’avvenire come luogo del progresso e della crescita, il futuro era una promessa di felicità.
Per i ragazzi di oggi, vittime della depressione per la crisi e per la recessione, il futuro assume piuttosto i contorni sinistri di una minaccia, come impossibilità di realizzare le proprie aspirazioni.
Per tanti giovani i propri sogni e le proprie aspirazioni sono una illusione.
Come dice Kierkegaard 'la porta della felicità si apre solo verso l’esterno: chi tenta di forzarla in senso contrario finisce con il chiuderla ancora di più'.
Nulla per i giovani vale veramente la pena, tutto appare ai loro occhi insignificante, banale, indifferente e poco interessante: così la loro coscienza tende ad atrofizzarsi e a spegnersi.
Hanno bisogno che qualcuno affidabile ascolti i loro sogni e anche le loro fantasie e sappia loro additare un metodo di progettazione per tradurre le aspirazioni in piani di azione effettiva e costruire un futuro possibile.
2024-09-13