
Credere controcorrente, sognando la Chiesa di Cristo
by don Aurelio
La vita di S.Giuseppe è caratterizzata dal sogno che diviene uno strumento che Dio utilizza per parlargli in tante situazioni misteriose ( cfr. Matteo 1,18). Quando si dice Chiesa non si deve pensare solo ai vescovi e ai preti, cioè alla gerarchia ecclesiastica, ma all’intero popolo di Dio, ai laici con i loro carismi e ministeri. Sogniamo una Chiesa che conosce e vive la Parola di Dio. Sogniamo una Chiesa che testimoni una liturgia partecipata, una Chiesa incarnata nella storia e amica dei poveri, una Chiesa sinodale nella quale tutto il popolo di Dio 'cammina insieme', nella quale non si aspetta che la gente venga, ma si va a cercarla, dove vive per ascoltare e dialogare, condividendo gioie e speranze, tristezze e angosce, dubbi e interrogativi, una Chiesa non clericale che non impedisce ai laici di avere coscienza dei loro carismi, segnata visibilmente dal maschile e dal femminile, una Chiesa libera da arroganza e presunzione che mette al bando occhi faziosi, lingue taglienti, giudizi insindacabili, fatti cadere dall'alto come clave paralizzanti.
Sogniamo una Chiesa con almeno quattro caratteristiche:
- Silenzio come preghiera, ascolto di Dio e dei fratelli, sospensione del giudizio e testimonianza di vita: una Chiesa non in entrata solenne nelle sacrestie, ma più umilmente in uscita nelle strade per servire
- Parresia: con sincerità guardarsi negli occhi con verità nella carità, evitando la mormorazione alle spalle e l'adulazione di fronte
- Discernimento a riguardo della scelta di tutti, non guardando alle apparenze, ma al cuore
- Profezia: non paroloni che promettono l'impossibile, ma buon esempio di testimoni che annunciano che il vangelo è possibile oggi.
Sogniamo una Chiesa che abita senza disperazione nel crocevia delle disperazioni storiche. Sogniamo una Chiesa che riconosce che forse il cristianesimo non esiste ancora pienamente nella fedeltà a Dio e all'uomo e che è chiamata a presentare un vangelo inaudito. Sogniamo una Chiesa che ha una visione ottimista, però senza un atteggiamento passivo, depresso e deprimente.
Rileggiamo la bellissima riflessione-preghiera di Carlo Carretto:
"Quanto mi sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità. Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello. Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima e quante volte ho pregato di poter morire fra le tue braccia sicure! No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te. E poi, dove andrei? A costruirne un’altra? Ma non potrei costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò, sarà la mia Chiesa, non più quella di Cristo (…). È inutile voler cercare altro dalla Chiesa se non questo mistero di infallibilità e di fallibilità, di santità e di peccato, di debolezza e di coraggio, di credibilità e di non credibilità (…). No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una pietra così debole, perché ne fonderei un'altra su una pietra ancora più debole che sono io (…). No, non è male contestare la Chiesa quando la si ama; è male contestarla sentendosi al di fuori come dei puri. No, non è male contestare il peccato e le cose brutte che vediamo; è male addossarle agli altri e credersi innocenti, poveri, mansueti. Questo è male (…). Questo impasto di bene e di male, di grandezza e di miseria, di santità e di peccato, di Chiesa-mondo, in fondo sono io".
2024-09-05