Il senso della morte

by don Aurelio

L’evento morte oggi è diventato solitario, spesso nascosto nel privato, talvolta spettacolarizzato, forse è l’ultimo tabù. L’antica patriarcale ritualità della morte, che vedeva raccogliersi attorno al morente, nella sua casa, il cerchio dei parenti ed amici per gli ultimi conforti e testamenti non solo spirituali, l’agonia scandita dai singhiozzi soffocati, dalle preghiere mormorate e dal suono lento della campana, e poi i lunghi giorni della sepoltura con tanta solidarietà e affetto, oggi sono sostituiti dalla ospedalizzazione e dal rapido disbrigo burocratico delle incombenze cerimoniali delle onoranze funebri.
Abbiamo relegato oggi il ricordo dei nostri cari nel ghetto del 2 novembre e nel business del “caro estinto” per esorcizzare la morte, pagando persino la fiorista a portare i fiori e ad accendere i lumini nel cimitero. Il dramma della assurdità della morte irrompe all’improvviso, seminando dolore e disperazione, con il suo carico di non senso. Si cerca la dimensione consolatoria del senso della vita e del ricordo di chi ci ha lasciato (cfr. le canzoni di Branduardi, Ballo in fa minore; Guccini, canzone per una amica; Ligabue, Si viene e si va). Con la fede si può guardare in faccia la morte senza temerla e confidando in Dio, Signore della vita, arrivare addirittura a chiamarla “sorella” come Francesco di Assisi.
Oggi, invece, la morte è ridotta ad un semplice “fatto” da nascondere oppure da “spettacolarizzare” (coincidenza degli opposti!), da ignorare oppure da sfidare, ma quasi mai da elaborare nel contesto del senso della vita. Un tempo il sesso era tabù, oggi la morte è diventata un tabù. Non sono più i bambini a nascere sotto i cavoli, ma i morti a scomparire tra i fiori. Anche ai bambini la morte è nascosta: il nonno non è morto, ma ha fatto un viaggio in un paese lontano. Bisogna uscire di scena in punta di piedi, perché lo spettacolo della vita deve continuare.
La televisione e i social ci somministrano una razione quotidiana di morti di ogni età, sesso e condizione, banalizzando la morte. I riti pubblici sono quasi scomparsi: la veglia funebre, l’accompagnamento della bara ecc.. ed emergono sorprendenti novità: l’anonimato e la solitudine del decesso, i fiori che non vengono più portati personalmente, ma spediti attraverso i fioristi oppure attraverso le onoranze funebri, la presenza nei camposanti è molto diminuita, anche nel tradizionale 2 novembre. Forse i cimiteri stanno diventando inutili e superflui, se si pensa alla prassi sempre più diffusa di disperdere le ceneri oppure di conservarle in casa (è anche più economico: i Comuni amano far cassa non soltanto con le multe, ma anche “speculando” sul “caro estinto”).
Il percorso centrale tra le tombe che nei cimiteri saliva verso “l’alto”, il punto architettonico focale rappresentato dalla cappella dei camposanti della tradizione ligure, è assente, per es., nella progettazione del cimitero di S. Pietro in Rapallo che è chiuso in diversi “campi” (distinti soltanto dal nome di un fiore), circondati dai loculi costruiti dovunque per una maggiore evidente speculazione (rapallizzazione cimiteriale), opprimenti a causa della chiusura perimetrale immanente e disperante senza apertura alla “trascendenza” della “risurrezione”. Queste riflessioni vogliono essere un contributo costruttivo per completare meglio il camposanto di S. Pietro. Purtroppo Il dolore non si spegne, ma si può trasformare per costruire qualcosa di importante per sé e per gli altri.
Ricordo il percorso umano e spirituale di una ventina di anni fa di un gruppo di genitori per uscire dal trauma dopo la perdita di un(a) figlio(a) in età giovanile. Non era il “club dei piangina o dei depressi”, ma partendo da questo dolore, non ci si commiserava, non ci si chiudeva nella disperazione, con l’aiuto della Parola di Dio e della comunità ci si apriva di nuovo alla vita, con speranza umanamente possibile e cristianamente autentica.
La morte ci fa sbocciare per Dio, morendo entriamo nel Suo amore eterno. Allora vedremo Dio così com’è e in Lui incontreremo anche l’autentica verità della nostra vita e della nostra morte.


2024-10-31