
Ricordi giovanili: Kafka… un viaggio tra nostalgia, lettura e inquietudine
by don Aurelio
Quando si hanno i capelli bianchi e la scuola è solo un lontano ricordo – come documenta la ricerca Doxa del 1992 – tutto tende a diventare un ricordo positivo.
Personalmente devo riconoscere che fino ai vent’anni ho amato più lo sport che lo studio…
Eppure molti, con un misto di emotività fatta di nostalgia, rimpianti, gioia, ricordano professori speciali, volenterosi e illuminati, che ci hanno insegnato un metodo di studio e ci hanno appassionato alla lettura e alla ricerca…
Professori che ci hanno aiutato a sviluppare la capacità personale di apprendere il processo dell’apprendimento stesso.
Ognuno di noi è diverso, e ognuno deve sviluppare le proprie strategie di apprendimento, che si adattino al proprio modo di essere e di pensare, ai propri gusti, all’argomento specifico, alle personali strutture cognitive…
Non si deve imporre dall’alto un metodo di studio standardizzato e indigesto.
L’insegnante dovrebbe essere una guida che illumina la strada, lasciando a ciascuno la possibilità di esplorare, con i propri tempi e caratteristiche, uno step alla volta, verso metodi più complessi e articolati.
Prima di iniziare gli studi teologici, ormai al termine del liceo classico, ho incontrato indimenticabili professori che, a Genova, mi hanno accompagnato nello studio di aggiornamenti letterari e filosofici.
Il 3 giugno 2024 ho festeggiato il mio 78° compleanno, e non potevo dimenticare il centenario della morte di Franz Kafka, ricordando gli insegnamenti che professori molto preparati, negli anni Sessanta, mi hanno fatto conoscere.
A un secolo dalla sua scomparsa, i racconti immaginosi e mitici di Kafka sembrano la descrizione simbolica della condizione odierna dell’uomo: lasciato spesso senza certezze, a rischio di isolamento, costretto a vivere una vita a distanza, nell’irrealtà dei social media…
Tutto è cambiato, fuori dalle tane delle nostre false certezze, lontano dagli “amici” virtuali.
In Kafka – e nel nostro vissuto esistenziale – ci attendono minacce sconosciute e pericoli ignoti.
Stiamo diventando come gli uomini-talpa dei suoi racconti: imprigionati nelle nostre paure, alimentate ad arte dai notiziari e dai media, spinti verso una dittatura globale della paranoia.
Kafka non è solo l’inventore delle ossessioni, ma anche creatore di straordinari effetti comici.
Come ci ha spiegato Freud, ai manichini ossequianti al potere, schiacciati dal Super-Ego, fa da contrappeso lo scatenamento dell’Es, come un angelo vendicatore.
Anche “Le metamorfosi” sono un’allegoria dell’alienazione dell’uomo moderno all’interno della famiglia e della società, che si traduce nell’isolamento del diverso e nella incomunicabilità con i propri simili.
Kafka appare ostico, astruso, enigmatico… In realtà, è molto affascinante, da tanti punti di vista.
Vi posso confidare che, quando ho intrapreso gli studi teologici, certamente la Parola di Dio e il Magistero della Chiesa sono sempre stati al centro dei miei approfondimenti.
Ma anche la zoologia e le similitudini naturalistiche, per esempio, mi hanno spesso suggerito le metafore più eloquenti, specialmente a livello ecclesiologico.
Oggi è proprio Kafka che mi aiuta a interpretare come “Kairòs” il tempo – “kronos” – che la Chiesa sta affrontando come mistero dell’uomo e della storia.
Tanti scenari “kafkiani” ci appaiono oggi vicini, moderni, contemporanei.
Ricordiamo alcune frasi di Kafka:
- “Ciò di cui abbiamo bisogno sono quei libri che ci perturbano profondamente, come la morte di qualcuno che amiamo. Un libro deve essere un’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi.”
- “Io conosco solo questo modo di scrivere: di notte, quando la paura non mi lascia dormire.”
- “I sentieri si costruiscono viaggiando.”
- “Essere accusati è già una condanna.”
- “Ogni rivoluzione evapora, lasciando dietro soltanto la melma di una nuova burocrazia.”
- L’angoscia e l’alienazione dell’individuo nella società moderna
- Il peso soffocante della burocrazia e della religione, che limitano la libertà
- La colpa e le punizioni ingiuste, spesso incomprensibili
- L’inquietudine ancora viva nelle sue parole
- L’uso di animali e creature (talpe, sciacalli, cani, topi…) come simboli e miti
- La dolorosa ironia del suo sguardo sul mondo
2025-10-15