
Una comunità che pensa
by don Aurelio
Anch’io ho fatto un sogno (veramente più di uno) come Martin Luther King: ho sognato una comunità che pensa di più e meglio, prima di compiere qualsiasi scelta e qualunque iniziativa pastorale.
Prima riflette, pensa, si confronta, valuta e solo dopo decide di procedere alla soluzione più sapiente e con meno controindicazioni.
C’è carenza di cultura anche tra i laici che intendono vivere la fede nella quotidianità con mentalità nuova, remando anche contro corrente, se necessario, anzi dando vita a una vera e propria contro-cultura: vivere la vita con e per gli altri, dando gusto alle cose, anche le più insignificanti.
Le prime comunità cristiane si ponevano come segno di contraddizione, accettando due sfide: il primato della cultura e la riscoperta dell’immenso patrimonio teologico del cristianesimo.
Recentemente la nostra diocesi ha riproposto ‘la scuola di formazione teologica’ ‘Mater Ecclesiae’ per superare l’attuale grave stato di stagnazione della cultura cattolica: oggi c’è bisogno di un nuovo immaginario della fede che attragga i giovani. Questo deve essere il primo compito della nostra comunità: riscoprire la cultura e ritornare a pensare.
E’ urgente ritornare a riflettere su noi stessi per arrivare ad una fede ‘pensata’ e perciò credibile anche per gli altri.
Viviamo un tempo caratterizzato dalla complessità, dalla mancanza di certezze, un tempo nel quale prevale l’opinione, il relativo, il soggettivo in tutti i campi della vita personale, sociale e culturale.
Oggi affermare che c’è una ‘verità’ che può essere condivisa è una idea violenta, non esiste una verità oggettiva, c’è solo la ‘mia verità’.
La mentalità di molti oggi è la seguente: noi non dobbiamo cercare la ‘Verità’, è una perdita di tempo che ci distrae dai problemi reali.
Le religioni hanno contribuito ad una lettura della realtà offrendo parole, gesti e simboli che efficacemente parlano alla ragione.
Mi angustiano le persone che non pensano, che sono in balia degli eventi. Vorrei credenti e non credenti pensanti. I pensieri sono parte di noi, ci accompagnano ma anche ci inquietano, ci scoraggiano. Alcune persone ne sono così tormentate da non trovare pace, non riuscendo a liberarsene e impedendosi talvolta di svolgere una vita serena e attiva.
‘ La differenza rilevante per me non passa tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti, ovvero tra coloro che riflettono sui vari perché e gli indifferenti che non riflettono’. (Norberto Bobbio).
‘Credere in Dio vuol dire comprendere la questione del senso della vita. (Ludwig Wittgenstein).
2024-10-21