La legge morale in me e il cielo stellato sopra di me

by don Aurelio

Molti anni fa, ai tempi del Liceo, ho incontrato per la prima volta questa celebre frase di Kant, piuttosto misteriosa. Quando ero giovane, era diventato ‘un tunnel senza fine’. Con gli amici parlavo spesso delle paure, dei dubbi, delle bellezze e degli effetti speciali, che solo la vita sa mostrarci. Altri tempi… Quante volte la nostra esistenza ci ha spaventati, perché si sentiva invasa da quel cielo stellato. Quante domande sono sorte in noi senza risposta, quante insicurezze ci portiamo dentro, quanta rabbia perché desideriamo quell’Amore, ma fa paura, e quella Croce che ancora oggi ci provoca.
Che cosa è giusto e cosa è sbagliato? Che cosa fare e non fare? Il Cielo è una minaccia o un dono? Ci vuole molta umiltà e occorre non avere macigni sul cuore, come ci suggerisce Calvino, per planare sulle cose dall’alto.
Per me è stato illuminante e consolante un brano del libro dei Proverbi cap.24,15 che mi ha invitato alla scelta morale della nostra libertà, impedendole di scartare la via giusta, precipitando in un fossato, deviando in sentieri tortuosi e strade distorte. Filosofi, Padri della Chiesa e S.Tommaso d’Aquino ci hanno invitato a pensare e agire in modo virtuoso e giusto. Il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724 – 1804) scrive la celebre affermazione conclusiva della sua opera ‘La critica della ragione pratica’( 1788) : ‘Due cose riempiono l’animo di ammirazione e di reverenza sempre nuove e crescenti, quanto più spesso e a lungo il pensiero vi si sofferma: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me’.
Mentre il cosmo è retto da leggi meccaniche, la persona umana ha inciso nella sua coscienza una norma morale. Questo ‘imperativo categorico’ ci interpella a vivere secondo virtù e a rigettare il vizio. Ma il cristianesimo afferma che potente è il sostegno che ci viene offerto da Dio, sempre però nel rispetto della nostra libertà. E’ questa l’iscrizione sepolcrale che Kant ha voluto sulla propria tomba: ‘il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me’.
Festeggiando il terzo centenario della sua nascita vorrei riconoscere che il pensiero di questo filosofo, le sue idee sono parte integrante del nostro patrimonio intellettuale. Non intendo annoiare ricordando il pensiero filosofico kantiano, ma soltanto queste parole: ‘Ogni interesse della mia ragione, così il pensiero speculativo come pratico, si concentra nelle tre domande: ‘Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa posso sperare? Sono le nostre stesse domande.
Dobbiamo ricordare anche il giudizio drastico su Kant da parte di Rosmini: ’orribile abisso della filosofia', mentre l’università di Lovanio ha tentato di combinare Kant con S.Tommaso. Rosmini considera atea la filosofia di Kant, anche se la fede (cioè il fideismo) coincideva con le buone pratiche della vita morale (cioè il moralismo). Kant era religioso però non era certo della metafisica e dell’esistenza di Dio, che riteneva incontrabile attraverso l’azione morale.
Papa Benedetto XVI disse: ’Non siamo noi a creare ciò che è buono (sarebbe moralismo), ma la Verità ci viene incontro perché Dio è Verità: ecco perché la fede non può diventare moralismo’. Gesù è morto perché ha scelto di vivere secondo Dio e non secondo gli uomini: ecco la vera morale che nasce dalla fede in Dio.


2024-10-05