I comici ci hanno deluso….ritorniamo ai veri maestri

by don Aurelio

Purtroppo oggi genitori, insegnanti e catechisti hanno smesso di indicare e testimoniare ai ragazzi valori, ideali e regole di condotta. Ormai sono subentrate altre ‘forze neo-pedagogiche e agenzie diseducative’ che ne hanno preso il posto. Oggi è il gruppo dei compagni che indica ai ragazzi cosa pensare, come agire, quali modelli e guide seguire: i cantanti rock, divi dello spettacolo, gli attori, ‘i comici’ e gli influencer.
I giovani sono svogliati, i genitori disorientati, gli insegnanti demotivati…. Da alcuni decenni si parla giustamente di emergenza educativa. La famiglia, la scuola e la chiesa hanno perso rilievo e valore. Con grande confusione ci si interroga sull’uso smodato di internet, del cellulare, di intelligenza artificiale (AI) . Abbiamo ormai iniziato il nuovo anno scolastico e per trovare una soluzione ai problemi, abbiamo riletto alcune opere ben note di famosi pedagogisti come Francesco Alberoni e Paolo Crepet.
I ragazzi di oggi tendono a evitare i problemi, a scacciarli quando si presentano. La soluzione c’è: bisogna cercarla con fiducia, con fatica e con speranza (cfr, J.Dewey). Oggi sembra tutto facile. Basta chiedere qualcosa che subito viene data. L’educazione non sa più motivare ‘ i no’. La socializzazione ha preso il posto dell’educazione: ciò che conta è l’integrazione dei ragazzi nella società in cui vivono per non emarginarli. Non è molto importante insegnare a ‘scrivere, leggere e far di conto’, ma si ritengono i bambini come un vaso vuoto da riempire, senza rispetto dei valori e ideali irrinunciabili e delle diversità individuali: l’educazione è impartita dall’alto secondo uno schema rigido .
Il bambino oggi è al centro del compito educativo in un processo scolastico accessibile a tutti, con l’aiuto di pc, dei cellulari e di un metodo interattivo. I genitori non possono essere ‘zombi’, incapaci di fermezza anzi confortati dal loro disorientamento: non aspettatevi risposte dal papà e dalla mamma. La responsabilità dei genitori non è dare soltanto cose materiali ai figli, nemmeno spegnere le emozioni attraverso la ripetitività con anestesia dell’anima e senza empatia. Educare significa tirare fuori da ognuno il talento che ha ( ricordate ‘la maieutica socratica’ e il significato del verbo latino ‘educere’, cioè ‘trarre fuori’?). ‘I nostri ragazzi sono costretti, come i trapezisti di un circo, ad attraversare la vita in equilibrio su una corda sospesa nel vuoto. Mentre gli adulti non sembrano più in grado di alzare il loro sguardo al cielo ‘ (Crepet). Non basta non far mancare niente al proprio figlio perché compito di un genitore e di ogni educatore è di rendere le crisi occasioni di crescita. Come il vento ogni educatore deve saper portare via le foglie secche dell’albero per una sorprendente primavera. Il mare senza gli scogli è noioso. I ragazzi meno dipendenti da noi, cresceranno più in fretta.
Ringrazio gli insegnanti che ho incontrato nella mia esperienza scolastica, perché insieme abbiamo cercato un metodo per pensare autonomamente. (Confucio: ‘se in riva al fiume vedi qualcuno che ha fame non regalargli un pesce, ma insegnagli a pescare’…). In cinquant’anni siamo passati dall’autoritarismo più cieco all’anarchia più totale, dalla società più rigida a quella più sbriciolata e liquefatta.
In un mondo in cui tutto sembra avere un prezzo e dove occorre sempre ostentare per poter vivere serenamente. In un mondo in cui è più importante l’apparire che l’essere, diventa sempre più difficile proporre riflessioni ‘non comiche’. Qualcuno forse crede ancora che basta una ‘pillola’, per risolvere qualsiasi problema psico-sociale-familiare-scolastico, per affrontare la complessa problematica dell’anoressia e dell’obesità.
Nessuno ormai pensa che una mera cura farmacologica possa risolvere qualsiasi problematica. I genitori e gli insegnanti devono ricominciare a ‘rieducare’ in modo nuovo e creativo (Crepet). Sognare è il primo dovere anche nell’educazione.
Forse ciò che non funziona nelle nostre strutture ‘agenzie educative’, anche nelle nostre parrocchie, è affrontare ogni problematica con presunzione, ritenendo di saper educare e di non aver bisogno di nessun ‘maestro’… che ci insegni. Bastano i comici oppure gli influenzer per comprendere i nostri fallimenti educativi?
Gli approfondimenti culturali si ritengono inutili e noiosi, bastano nei corsi di aggiornamento brevi conferenze, spot e slogan pseudoculturali? Siamo culturalmente debilitati e disabituati a tal punto che sembriamo reduci da Auschwitz, incapaci di affrontare normalmente un pranzo e costretti a riabituare il nostro fisico a piccolissime porzioni di cibo per non morire… sazi, ma moribondi.

Ritorniamo ai veri maestri


2024-11-09