
La “mia” Via del Silenzio
by don Aurelio
Padre Andrea Jakob Schnöller, Estate 1989.
“Silenzio è contentezza”.
Il cartello ci accoglie, nel silenzio del mattino ovattato di rugiada dopo il sonno notturno. La mente e il corpo si risvegliano per intraprendere un viaggio.
Silenzio è fermarsi ad ascoltare il reale, il ritmo del respiro, i suoni e i rumori dell’ambiente.
Pratica meditativa alternata al passeggio meditativo: camminare in gruppo o in solitudine (non da soli!) con l’attenzione alle sensazioni che provengono dalla pianta del piede; una camminata al rallentatore... se perdi concentrazione, perdi ritmo ed... equilibrio!
Passano gli anni... si concretizza il cammino meditativo: un pellegrinaggio a Santiago de Compostela, Monserrat e l’incontro con Raimon Panikkar che ci accoglie nella sua casa.
Nonostante le fiacche e le piaghe ai piedi, sento gratitudine per il dono della vita, riesco a provare ammirazione e stupore. Ad ogni passo.
La Gioia di vivere e condividere questo “Camino” mi portano verso la contemplazione; nella consapevolezza del respiro, ogni atto della vita quotidiana è meditazione: un pranzo in consapevolezza può essere condiviso con il silenzio esteriore, ma soprattutto interiore; si può meditare come la montagna, come il papavero, come la tortora...
Poi si susseguono i percorsi: Erba, Umbria, il Convento di Condino e “il Ponte sul Guado”... fino al punto più profondo di sé: la meditazione di consapevolezza e della preghiera del profondo, in “religioso ascolto” del reale.
È vivere il tempo dell’attesa, ascoltare quello che accade e accogliere, restare in un silenzio di disponibilità attenta e perseverante.
Un cammino che si acquisisce con la pratica quotidiana e uno stile di vita meditativo, un passaggio “dalla palestra alla vita”, alla ricerca meditativa.
Padre Antonio Gentili, Incontro “epistolare” a Campello sul Clitunno.
In convento mi danno la “sua” stanza: un letto in ferro dipinto di azzurro, un armadio a muro con due grucce, uno scrittoio, una sedia... apprezzo questa essenzialità che trasforma. Nel silenzio.
La via del silenzio diviene una strada che mi permette di scendere in profondità, ri-vivere e ritrovare il paesaggio, ri-cor-dare il mondo dell'infanzia, dei desideri e delle speranze che rinascono nella preghiera silenziosa e che, spesso, si trasforma in un cammino di guarigione.
Thich Nhat Hanh, incontro a Mondo Migliore.
Respira, sei vivo!
Un esercizio semplice e potente: la respirazione diventa più profonda...
"Inspirando, so che sto inspirando. Espirando, so che sto espirando".
"Inspirando un lungo respiro, so che sto inspirando un lungo respiro.
Espirando un lungo respiro, so che sto espirando un lungo respiro".
"Inspirando un respiro breve, so che sto inspirando un respiro breve.
Espirando un respiro breve, so che sto espirando un respiro breve".
"Inspiro e sono consapevole di tutto il mio corpo, espiro e sono consapevole di tutto il mio corpo".
"Inspiro e provo gioia. Espiro e provo gioia".
"Inspiro e mi sento felice. Espiro e mi sento felice".
La "Presenza Mentale" che mi fa vivere Thich Nhat Hanh è un obiettivo da perseguire ogni giorno attraverso un atteggiamento di costante attenzione e con il respiro consapevole.
Respira, sei vivo! Respira e sai che tu sei vivo!
Padre Slavko Barbarić, Medjugorje.
Un altro incontro che mi ha in-segnato nel senso latino del termine: ha posto un segno, ha lasciato un’impronta nel cuore e nell'anima con la Preghiera del cuore. Da cuore a cuore. Senza fretta. Pregare non è recitare con le parole una preghiera. È viverla con il cuore. Da anima ad anima.
Si impara a pregare col cuore poco a poco, ogni giorno.
“Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi”... in un giorno stressato, affaticato, la preghiera può non essere come in un giorno in cui non lo sono: la preghiera è come la permette il mio cammino; è espressione dell’anima nella quale crescono gioia, amore, riconciliazione.
La Preghiera del cuore è un mezzo per accettare la grazia della pace, della fede-fiducia e dell’amore, per incontrare Qualcuno che mi parla, mi guida, m dà luce, mi salva, mi dona una gioia profonda.
Pablo d’Ors, Oasi S. Maria degli Angeli – Erba.
«sedersi, respirare, zittire i pensieri...»
Occorre togliere i rumori esterni e rimanere in silenzio, così si facilita l’ascolto interiore; nella quiete silenziosa si rende possibile accogliere la vita così come ci viene incontro, perché la pratica meditativa favorisce la nostra capacità di accettare ed accogliere le cose e le persone.
“Io ti benedico”. Un rito, un rituale. È un’esperienza che cambia me stesso e la relazione con l’altro; anche se solo per pochi istanti, provo una commozione indicibile e assaporo la vera gioia!
Fermarsi, tacere, ascoltare, guardare, accogliere.
Papa Francesco, catechesi sulla preghiera: la meditazione, 28 aprile 2021.
«Tutti abbiamo bisogno di meditare, di riflettere, di ritrovare noi stessi, è una dinamica umana. Soprattutto nel vorace mondo occidentale si cerca la meditazione perché essa rappresenta un argine elevato contro lo stress quotidiano e il vuoto che ovunque dilaga. Ecco, dunque, l’immagine di giovani e adulti seduti in raccoglimento, in silenzio, con gli occhi socchiusi... Ma possiamo domandarci: cosa fanno queste persone? Meditano. È un fenomeno da guardare con favore: infatti noi non siamo fatti per correre in continuazione, possediamo una vita interiore che non può sempre essere calpestata. Meditare è dunque un bisogno di tutti. Meditare, per così dire, assomiglierebbe a fermarsi e fare un respiro nella vita».
Un dei libri di saggezza del Tao, il Chuang Tsu, racconta delle storie per far comprendere il senso della vita secondo il divenire della filosofia taoista.
Ecco una parabola, che aiuta a comprendere il senso del Vuoto e del non-agire (wu-wei).
La barca vuota
Se un uomo naviga il fiume ed una barca vuota urta contro la sua, egli non proverà grande rabbia, anche se questi è un uomo irascibile.
Invece, se nella barca che urta ci fosse un’altra persona, l’uomo gli griderebbe di levarsi. Gli griderebbe sempre più forte ed infine comincerebbe a maledirlo.
Tutto questo perché nella barca c’è un’altra persona.
Se la barca fosse stata vuota, non ci sarebbero state grida... né rabbia.
Se quando si naviga il fiume della vita si potesse lasciare la propria barca vuota, allora nessuno potrebbe fare danno a questa barca.
Così è l’uomo saggio: benché egli navighi, la sua barca è vuota.
La pratica meditativa è l’incontro con il nostro maestro interiore; ci in-segna che vivere in un modo e in un mondo diverso è possibile, perché ci conduce, passo dopo passo, giorno dopo giorno, al luogo dove ci troviamo, per vivere consapevolmente il tempo presente.
- Ri-vivere.
- Ri-nascere.
- Ri-cor-dare.
2024-11-04