I have a dream: una Chiesa così...

by don Aurelio

Il tempo di Pasqua dura cinquanta giorni, sette volte sette giorni. Il numero sette ci ricorda il racconto della creazione nel primo capitolo della Genesi e nel mondo semitico indica totalità e completezza. La Chiesa consacra cinquanta giorni per celebrare la gioia pasquale. Dalla Risurrezione di Cristo alla Pentecoste è il tempo del Signore risorto, dello Spirito Santo e della Chiesa.
In questo tempo pasquale abbiamo ricevuto il Vangelo gioioso, cioè la Notizia importante della Risurrezione, centro della nostra fede e della nostra salvezza. Questo evento straordinario al centro della storia del cristianesimo ci fa incontrare testimoni credibili, che con la vita ci dicono parole di luce che ci fanno sognare, parole profetiche e proposte di futuro che avviano percorsi audaci di riflessione, verso le vette della contemplazione dell’Eterno.
Abbandoniamo la mediocrità delle proposte, il pensiero unico, l’omologazione, le mode passeggere. Osiamo un pensiero alto, arduo, alternativo, creativo, un pensiero riflesso del Logos, Verbo di luce e di bellezza. Il tempo pasquale è tempo della chiesa, sempre più contemplativa (Mc. 3,14), profondamente radicata nell’incontro appassionato con Gesù Cristo, come Paolo sulla via di Damasco, come Pietro e Giovanni sulle rive del lago (At. 4,20).
Il tempo pasquale è tempo di una Chiesa più docile allo Spirito, libero, creativo, sconcertante. Una Chiesa non passiva, non immobile, che si tira indietro sulla difensiva, ma aperta, senza paure, senza rigidezze. Una Chiesa sempre più comunità (Ger. 30,22), dove tutti sono protagonisti con identica dignità sia nella fase esecutiva e sia soprattutto nel discernimento concreto. Una Chiesa con carismi diversi, semplice, che insegna “tenendoci per mano” (Osea 11,3). Una Chiesa con una gerarchia a servizio dell’unità, senza privilegi, che lava i piedi, che non impone pesi insopportabili, non rinchiusa in se stessa, ma con bisaccia a tracolla e bastone in mano come i profeti e i testimoni, sempre più “samaritana”, con cuore misericordioso. Una Chiesa senza distrazioni nei confronti di nessuno, non indifferente, ma solidale, che non taccia per codardia ciò che altri gridano con odio (Amos 2,6). Una Chiesa con predilezione per i poveri, ma non per moda, che inculturi senza imporre pesi ingiusti, più laica e più femminile, non museo, né fortezza, ma tenda e ospedale da campo.


2024-03-30