
Dalle chiacchiere all’essenziale
by don Aurelio
In questi giorni possiamo leggere diverse pubblicazioni sul tema della globalizzazione della chiacchiera e resistenza della cultura: alla ricerca dell’essenziale.
L'abbondanza di parole e di informazioni non garantisce nulla.
Non basta un semplice parere, occorre invece organizzare un pensiero.
Oggi si esalta la spontaneità e la immediatezza e non si vuol trovare tempo per ragionare e riflettere.
Nella società e nella chiesa sono veramente pochi coloro che portano un pensiero critico: sono i martiri di oggi perché moralisticamente vengono torturati con giudizi ingiustificati e messi al margine della società, in quanto voci fuori dal coro.
Purtroppo, facendo superficialmente riferimento alla Esortazione apostolica di Paolo VI (8 dicembre 1978) 'Evangelii nuntiandi', si contrappongono e si separano i ‘testimoni dai maestri’, esaltando i primi e disdegnando i secondi. QUESTO NECESSARIO DIALOGO TRA MAESTRI E TESTIMONI tira in ballo inevitabilmente il rapporto tra cristianesimo e cultura.
Oggi viviamo una evidente stanchezza e stagnazione nella chiesa.
E' possibile però ripartire da quel'piccolo gregge: pusillus grex' in continuità con gli 'anawìm: i poveri, i piccoli di Dio' che ancora oggi può riproporre il 'Magnificat di una chiesa povera dei poveri'.
Quel 'resto' fiducioso cantato dai profeti è la presenza costante, anche in mezzo alle turbolenze della storia, di credenti vero seme fecondo della salvezza nel terreno delle vicende umane.
Questo piccolo gruppo, legato alla chiesa attraverso un vitale cordone ombelicale 'cristologico', continua a impegnarsi personalmente e a trasmettere umilmente ed essenzialmente la fede ai più giovani.
Attenzione però: l'idea di considerarsi 'resto' non deve indurci a una sorta di autocompiacimento che renderebbe il 'lievito' peggiore della pasta(cfr. lettera a Diogneto: testo cristiano in greco di autore anonimo, risalente al II° secolo).
Il Cardinale Zuppi, Presidente della CEI, ha detto: "La chiesa non ha mai detto 'dentro tutti', come non ha mai detto: 'fuori tutti'. Ha detto che si devono salvare tutti con accoglienza, con diritti e doveri".'Todos, todos, todos' (cfr. Papa Francesco alla Gmg di Lisbona).
La chiesa deve diventare una casa per tutti, non un albergo (con più o meno stelle… con varie tradizioni e sensibilità …).
Non ridurre mai la fede a un sentimento: la superstizione si pasce dell’ignoranza e dell’emozione del momento.
La fede invece deve nutrirsi di un costante rapporto con l’intelligenza: ‘fides et ratio’. Si tratta di un reciproco scambio.
La chiacchiera si accompagna all’ovvietà e alla sicurezza e diventa tranquillizzante, perché ci allontana dalle domande fondamentali dell’esistenza (cfr, Heidegger ‘Essere e tempo’ & 35 e 36).
Anche la curiosità è una forma distorta del prendersi cura quotidiana.
Avviandomi alla conclusione, vorrei aggiungere che molti sono coloro che mi chiedono di scrivere ‘una storia della comunità di S.Anna’.
Sono tante le ragioni per le quali ho sempre detto di ‘no’. Sono certo di far sorridere qualcuno (per l’iperbole e per la ovvia distanza tra i due termini di paragone), ma devo aggiungere che Gesù non ha mai lasciato un testo scritto di suo pugno, forse aveva ragione Platone che nella sua settima lettera ha scritto che le cose di maggiore valore (non le chiacchiere) non si scrivono sulla carta, ma nelle anime degli uomini.
2024-03-19