
Il silenzio
by don Aurelio
La prima cosa che Socrate insegnava era il tacere, per ascoltare se stessi, in un permanente dialogo interiore.
Alla vigilia della spedizione di Potidea rimase immobile nell’accampamento a meditare.
Pitagora diceva: ’Impara a tacere; lascia che la tua mente, quieta, ascolti ed impari’ e Sofocle: ’taci: il silenzio è pieno di cose belle’.
Noi oggi viviamo in un contesto dominato dal rumore, nel quale la chiacchiera sovrasta la parola, la confusione mediatica indebolisce il pensiero riflessivo, la superficialità imperversa in televisione e sui social.
Purtroppo quando si è da soli e in silenzio si diventa irrequieti.
Blaise Pascal diceva: ‘tutta l’infelicità dell’uomo deriva dalla sua incapacità a starsene nella sua stanza da solo’.
L’ ‘horror vacui’ trova spesso una soluzione analgesica nella cultura del rumore. Il silenzio non è un’assenza, ma spalanca di fronte a noi un mondo affascinante e orizzonti sconosciuti.
E’ silenzioso non colui che semplicemente tace.
Anche la parola per non ridursi a chiacchiera o sterile rumore deve rimanere legata al silenzio.
Cicerone ricordava che c’è un’arte del silenzio che vale quanto l’eloquenza.
Plutarco disse: ’nessuna parola ha mai giovato tanto, quanto le parole non dette’. Ricordiamo l’espressione di Efrem il Siro: ‘Un buon discorso è d’argento, ma il silenzio è di oro puro’.
Ha scritto Pablo d’ Ors: ’rimanere in silenzio con se stessi è molto più difficile di quanto avrei sospettato prima di provarci, all’inizio tutto mi sembrava più importante che meditare... ‘. (cfr. Biografia del silenzio, Vita e Pensiero, 2014).
San Benedetto, nell’incipit della Regola che consegnò ai suoi amici a fondamento della civiltà occidentale, invitava ponendo, proprio all’inizio di tutto, un invito a tacere e ascoltare: ‘Obsculta, o fili’.
Venerdi 8 settembre 2023 è stata pubblicata la lettera pastorale del Vescovo di Verona sul silenzio: ’Oggi il rumore sembra avere la meglio e le parole perdono di significato. Si acuisce la nostalgia del silenzio. Sono molti coloro che cercano spazi e tempi di deserto’.
Riposizionare il silenzio al centro della propria esistenza significa ascoltare la parte più vera di sé.
Senza silenzio è impossibile capire chi siamo e che cosa vogliamo diventare.
Il silenzio è recettivo e non impositivo, scoprendo di Gesù non solo le parole, ma anche i silenzi.
Dal vuoto nascono le ‘chiacchiere’, dal silenzio nascono le ‘parole’.
C’è bisogno del silenzio per trovare il senso della vita.
Possiamo trovare lo specchio delle sofferenze dell’uomo di oggi
nell’ ‘Urlo’ di Edvard Munch (1893).
Dopo l’umiltà, il silenzio è la seconda caratteristica che S. Benedetto raccomanda.
Per il monaco cenobita la vera ubbidienza si basa sul silenzio.
S. Arsenio voltò le spalle all’imperatore e scelse:
fuge - tace - e – quiesce.
L’amore non ha sempre bisogno delle parole .
Perché non sappiamo stare in silenzio di fronte a Gesù realmente presente nel Tabernacolo?
Il silenzio proviene soprattutto dalla spiritualità orientale:
- monaci del monte Athos
- eremitaggio
- padre Charles de Foucauld nel deserto
Pensiamo al silenzio dei vecchi, degli adolescenti, dei migranti, delle donne, dei carcerati e delle chiese cristiane.
Il silenzio è il linguaggio di Dio. Dio tace perché l’uomo nella sua arroganza lo ha messo a tacere. Eppure ci sono drammi collettivi che rendono la domanda sul silenzio di Dio lancinante. Nel servizio educativo insegniamo il silenzio nella famiglia, a scuola, nella chiesa.
Facciamo silenzio, ospitiamo il silenzio, custodiamo il silenzio per dare priorità alla Parola di Dio. Un silenzio da riscoprire nelle nostre celebrazioni liturgiche, frettolose e assordanti, per aprirci alla riflessione, per sfuggire allo strapotere delle parole che tolgono il respiro. Condividiamo il silenzio per fare spazio alle diversità nelle relazioni sociali e nella chiesa. Pro-muoviamo il silenzio, per scegliere l’essenzialità (‘non multa, sed multum ‘). Il silenzio è creativo e ci aiuterà a credere con fede autentica e matura ed ecclesialmente a camminare insieme.
2024-03-03