
Fede e politica
by don Aurelio
La politica è finalizzata all'organizzazione della convivenza sociale in vista del bene comune.
Non esistono settori della storia umana estranei alla politica, non esiste neutralità di sorta.
In sintesi, ci sono due modi di fare politica: per omissione oppure per partecipazione.
Chi proclama l'odio per la politica, inducendo a nutrire per la politica un sentimento di avversione e presumendo che tutti i politici siano corrotti, finisce per essere manipolato e governato da coloro che sono ben contenti di avere carta bianca per fare quello che vogliono.
C’è un modo tradizionale di catturare i topi (in loro possiamo almeno qualche volta ritrovarci tutti): basta mettere un pezzo di formaggio dentro la trappola-gabbia, sfruttando la dolce illusione che si possa ignorare la politica, senza rendersi conto di aver perso la libertà e, probabilmente, la vita.
La politica non è tutto, ma in tutto c'è politica.
Una delle risorse utilizzate dalla politica è la manipolazione della religione. In passato la modernità è riuscita a stabilire una differenza sana tra la sfera politica e quella religiosa, dopo lunghi secoli di dominazione della politica da parte della religione.
Oggi tutti siamo convinti che lo Stato è laico e la diversità religiosa è rispettata, sia nell'ambito privato (credere o non credere), che in quello pubblico (manifestazione del culto e libertà religiosa).
I religiosi fondamentalisti vogliono, oggi, confessionalizzare la politica.
Usare e abusare del nome di Dio per ingannare gli sprovveduti.
La politica deve essere a servizio di credenti e di non credenti. Neppure la religione deve essere politicizzata in senso partitico. Ciò non significa che la religione sia apolitica. La religione deve difendere soltanto il bene maggiore di Dio: la vita, tanto degli esseri umani, quanto della natura.
Noi cristiani siamo discepoli di un 'prigioniero politico' , Gesù di Nazareth, che non è morto a causa di una incidente sulle scale del Tempio di Gerusalemme, né di malattia nel suo letto.
Gesù di Nazareth è stato perseguitato, arrestato, torturato, giudicato da due poteri politici e condannato a morte sulla croce, considerato sovversivo (più di Barabba…) per aver difeso i diritti dei poveri e aver osato, all’interno del Regno di Cesare, proporre un altro Regno, quello di Dio, che consiste in un nuovo progetto di civiltà, basato sull'amore e sul perdono (non sulla violenza), sulla condivisione dei beni della terra e dei frutti del lavoro umano.
Tutti siamo immersi nella politica.
Spesso un emarginato, quando vuol uscire dalla condizione di bisogno, non incontra la politica democratica delle istituzioni, ma l'illegalità, il potere mafioso, il privilegio, il favore e lo scambio clientelare.
Oggi dobbiamo superare un volontariato assistenzialistico, ma combattere le cause dell’emarginazione, proponendo una nuova cultura sociale e innovatrici esperienze di solidarietà.
La dimensione politica del volontariato non si può esprimere in modo qualunquistico e propagandistico. Dobbiamo cercare forme di coordinamento progettuale che valorizzino le diversità, non come coriandoli, al momento di incidere nelle problematiche sociali.
Ci sono valori da ribadire, contenuti da precisare, regole da cambiare, forme organizzative da rivedere. Ovviamente il volontariato non è la soluzione di tutti i problemi sociali, al quale delegare le domande degli ultimi, ancora oggi spesso senza voce e rappresentanza.
'Io non sono che una piccola matita nelle mani di Dio, che sta scrivendo e inviando una lettera d’amore al mondo.'
(Madre Teresa di Calcutta).
2024-05-25