
Analfabeti… funzionali?
by don Aurelio
Umberto Eco ha scritto che 'i libri allungano la vita'. Forse non la allungano, ma possono dilatarla, renderla più profonda.
Se Valentino Bompiani ha coniato il motto 'un uomo che legge un libro ne vale due', si potrebbe dire che chiunque legge 'vive più vite'.
E’ la vita che attraversa altre vite nelle trame e nei personaggi di un libro.
Leggere è una forma di abitare, di sostare in luoghi non conosciuti.
È acquisire nuove parole, tuffarsi nel mare del linguaggio. Wittgenstein ha scritto: 'I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo’.
Più parole abbiamo, più mondi conosciamo. Leggere aiuta a poterli abitare meglio. Per qualcuno i libri sono un amore a prima vista.
Per altri accade che ci si innamori lentamente.
Oggi proporzionatamente abbiamo molti scrittori e pochi lettori: ogni giorno si scrivono circa 300 libri ma, dopo alcuni mesi, terminata la passerella in molti studi televisivi, ritornano alla casa editrice e vengono buttati al macero. Anche nelle biblioteche cittadine notevoli quantitativi di libri passano spesso dalla venerazione in polverosi scaffali al modesto utilizzo sociale della raccolta differenziata.
Talvolta serve qualcuno che ci apra la strada.
Leopardi certo amava leggere, ma aveva a disposizione la meravigliosa biblioteca di suo padre nella quale poter leggere letteratura greca e latina...
Forse per questo la scuola di Barbiana insegnava a leggere sui lunghi tavoli dove i ragazzi stendevano i libri, aprivano i giornali e compivano un atto educativo e al contempo ‘politico’: leggere insieme. Lo stesso Lorenzo Milani, che nella sua casa borghese di Firenze di libri ne aveva quanti avrebbe potuto desiderarne, trasforma il 'privilegio di leggere' nel 'diritto di leggere'. Pierino, il figlio del dottore, possiede più parole. Ma Gianni, figlio di un contadino, ne possiede assai meno.
Questi Gianni bocciati dalla scuola, dice don Milani, devono avere le stesse parole che spettano a tutti.
'Tutti i cittadini sono uguali, senza distinzione di lingua...'. L'ha detto la Costituzione, pensando a lui, scrive il Priore di Barbiana.
Leggere è interpretare, è conoscere mondi, attraversali, avere le chiavi per aprire gli enigmi. Un'inchiesta di Anna Maria Sersale del 2021 rivela che più di 11 milioni di italiani tra i 16 e i 65 anni sono analfabeti funzionali. Cosa significa? Vuol dire che a scuola hanno imparato a leggere e a scrivere, ma non sono in grado di comprendere completamente i testi elementari, indispensabili alla vita quotidiana.
Con nostalgia penso al doposcuola di Lavagna all'inizio degli anni '70 e a Cassego, animato da don Sandro Lagomarsino, a S.Margherita di Fossa Lupara a Sestri Levante guidato da Mons. Giorgio Battifora e sono grato a Marco Campedelli per aver letto un suo articolo molto interessante che ha ispirato questo mio articoletto.
Leggere è un atto di apertura, riduce il nostro delirio di onnipotenza perchè ci mette di fronte a un’alterità, ci invita a conoscere ciò che non conosciamo.
Leggere ci aiuta soprattutto a formarci un pensiero critico.
L'analfabetismo di oggi potremmo chiamarlo 'critico o politico', perchè denuncia l'incapacità di maturare un proprio pensiero, una propria visione e dunque la non abilitazione a capire il proprio posto nella città e nel mondo.
Leggere allora è un atto di cura di se stessi, ma aiuta anche a prendersi cura del mondo che si abita, dando un nome alle ingiustizie che lo rendono inabitabile e alle speranze che lo possono far rinascere.
E leggere insieme.
La lettura condivisa è un esercizio attivo di democrazia. Tuttavia non dimentichiamo quell'espressione di Ermanno Olmi in quel suo film Cento chiodi: 'Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico'.
Leggere è un atto di resistenza alla banalità quotidiana e una dichiarazione di amore alla vita.
2024-05-19