Tutte le persone ci insegnano qualcosa

by don Aurelio

Ogni persona che incrocia il nostro cammino ci lascia un’impronta, un segno che può essere positivo o negativo ma sempre significativo. Ogni relazione si fonda su uno scambio reciproco. La nostra maturazione è influenzata in modo profondo dalle interazioni con gli altri. Le persone che incontriamo diventano specchi: alcune riflettono ciò che vorremmo diventare, altre ciò che vogliamo evitare.
Gli incontri con persone che consideriamo ‘negative’ ci aiutano a identificare stili di vita che non condividiamo, evitando di rimanere intrappolati nel rancore o nella delusione. Nel vangelo l’amore è fondamentale: ’ama il prossimo tuo come te stesso’ (Matteo 22,39), senza distinguere tra chi è ‘meritevole’ di amore e chi non lo è. Anche chi ci ferisce può essere amato nonostante il dolore che ha causato. Amare non significa necessariamente accettare o giustificare comportamenti dannosi. Spesso modelli di vita ‘negativi’ derivano da ferite personali o drammi interiori: l’odio o il risentimento devono diventare compassione. L’amore è sempre un motore di crescita e di guarigione sia per chi lo dà che per chi lo riceve.
Nelle relazioni difficili il perdono è necessario: è un atto liberatorio non solo per chi lo riceve ma soprattutto per chi lo offre. Gesù Cristo nel vangelo offre l’esempio supremo del perdono anche verso coloro che lo hanno tradito e crocifisso. Ovviamente perdonare non significa ignorare il male subito. Il perdono implica l’impegno a ‘imparare a non essere come loro’. Perdonare non vuol dire accettare comportamenti sbagliati, ma piuttosto riconoscerli, evitarli e superarne le conseguenze emotive. La fede ci aiuta a interpretare gli incontri come parte di un disegno divino, un’occasione per crescere umanamente e spiritualmente. Le persone ‘negative’ possono essere viste in un’ottica di fede come occasioni attraverso cui Dio ci invita a rafforzare la nostra capacità di amare, trasformando le sofferenze relazionali in opportunità di crescita.
Imparare dagli altri, soprattutto da coloro che ci hanno fatto del male o che ci hanno deluso, è segno di maturità, di saggezza, di empatia, di serenità. Chi è maturo non cerca vendetta o confronto sterile oppure conflitto permanente. La maturità ci aiuta a gestire in modo costruttivo e a scegliere con cura i percorsi relazionali . Purtroppo spesso si tende a confondere il perdono con il ‘perdonismo’, cioè con un atteggiamento di indulgenza, giustificando tutto e tutti. Perdonare non significa permettere che qualcuno continui a farci del male. Quando perdoniamo, ci liberiamo dalla prigione emotiva del risentimento e del rancore. Questo richiede misericordia, cioè un atteggiamento che va oltre la semplice tolleranza. Relazionarsi con tutti non significa accettare passivamente ogni comportamento tossico e negativo.
La capacità di convivere nella società e nella chiesa con ogni diversità, richiede equilibrio umano e spirituale: essere aperti e accoglienti senza perdere di vista i propri valori, esigenze e diritti. Dobbiamo essere capaci di offrire empatia e comprensione, ma anche di proteggerci da chi potrebbe danneggiarci sia da un punto di vista umano e sia soprattutto cristiano. Se riusciamo a vedere ogni incontro come un’opportunità di crescita, le relazioni umane diventano più libere e serene.
La sfida è trovare il giusto equilibrio tra il dare e il ricevere, tra il perdonare e il mantenere la nostra identità e dignità. Ogni persona che incontriamo, nel bene e nel male, contribuisce alla nostra maturazione umana e cristiana. Gli incontri positivi, ma anche quelli negativi, ci aiutano a crescere umanamente e spiritualmente. La maturità e, per chi crede, la fede, ci aiutano a navigare il complesso intreccio delle relazioni umane con saggezza, equilibrio, misericordia e serenità.


2025-01-05