Hikikomori: chiusura in casa

by don Aurelio

Hikikomori è un termine giapponese che significa: stare in disparte, ritirarsi dalla vita sociale, rinchiudersi nella propria abitazione cioè isolarsi anche per anni, persino dai propri familiari. Sono soprattutto giovani tra i 14 e i 30 anni, nel 70-90% dei casi sono maschi. La pandemia ha estremizzato il problema. Lo psicologo Marco Crepaldi spiega che c’è un disagio adattivo sociale, emerge una fatica a relazionarsi con gli altri. Si tratta di giovani intelligenti, introversi, introspettivi e sensibili, con rapporti difficoltosi con i genitori. Si tratta di ‘eterni adolescenti’, violenti verbalmente e fisicamente con i genitori. Tendono alla depressione e alla dipendenza da internet, invertono il ritmo sonno-sveglia, tendono all’autodistruzione e all’autolesionismo,c on disturbi dissociativi e ossessivi-compulsivi.
I giovani ‘hikikomori’ sono restii a farsi aiutare, tuttavia occorre dialogare con loro, evitando un atteggiamento giudicante e coercitivo.
Tra le associazioni italiane, il gruppo Abele e l’Università della strada, hanno presentato report che sono a dir poco preoccupanti. Alcuni giovani si ritengono inadeguati nei confronti dei propri compagni e purtroppo anche il bullismo è una concausa. Le cause maggiori sono la svalutazione, la frustrazione e la mancanza di autostima: i giovani si dedicano al gaming on line e le ragazze preferiscono leggere, dormire e guardare la TV. Gli hikikomori tendono a trascurare se stessi e la propria igiene personale, talvolta chiedono persino ai genitori di poter mangiare dentro la propria cameretta.
Questi ‘autoreclusi’ in camera sono ‘adolescenti senza fine’, hanno una bassa autostima e non riescono a proiettarsi nel futuro, immaginando se stessi da adulti. Si possono aiutare con la psicoterapia familiare, con la terapia farmacologica, accompagnandoli nel rifiuto ad andare a scuola. Ci sono una dozzina di libri su questo argomento molto interessanti. Non sempre possiamo attribuire solo alla pandemia la causa principale di questo ‘ritiro sociale’. Non si deve censurare questo nuovo fenomeno sociale, ma interessarsi in atteggiamento di sincero ascolto empatico e non giudicante. Il 2,1% degli studenti si definisce hikikomori. Significa che almeno 54.000 giovani italiani dell’età delle scuole superiori soffrono questo ‘ritiro sociale’ (cfr. Il rapporto nazionale, stilato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr).
Gli educatori e animatori possono chiedersi: quanti giovani recentemente hanno abbandonato la scuola, gli amici, lo sport e la vita all’aperto per chiudersi in casa nella propria stanza?. Noi adulti dalle parole dobbiamo passare alla responsabilità dei fatti. Spesso è il fare che riattiva i pensieri. Un ‘fare’ guidato da psicoterapeuti e da educatori preparati.


2024-02-28