
'Io non posso insegnare niente a nessuno. Io posso solo farli pensare'.
by don Aurelio
Una frase breve densa di significato: la sua forza sta nella capacità di comunicare una riflessione profonda in modo conciso e memorabile. Questa affermazione attribuita a Socrate apre un orizzonte fondamentale nella riflessione sull’educazione intesa non come trasmissione passiva di nozioni ma come risveglio di potenzialità latenti nell’individuo. Accostata al pensiero agostiniano, che sostiene che la ‘verità abita dentro di noi’, questa visione dischiude una prospettiva educativa che unisce la filosofia classica e cristiana alla pedagogia contemporanea, sottolineando il ruolo cruciale del dialogo, dell’interiorità e del pensiero critico nel processo formativo.
Veramente la maieutica (arte di tirar fuori la verità che è in se stessi) socratica è un modello di educazione dialogica.
Socrate non si definiva un maestro nel senso tradizionale ma un facilitatore (diremmo oggi).
Il suo metodo maieutico, derivato dal termine greco ‘maieutichè’ (arte della levatrice o ostretica), si fonda sull’idea che l’educatore aiuta l’allievo a partorire ciò che già possiede dentro di sé.
L’obiettivo del dialogo socratico è stimolare il pensiero critico attraverso domande mirate, che costringono l’interlocutore a interrogarsi sulle proprie convinzioni, smascherando pregiudizi e precomprensioni.
Nella formazione il giovane non riceve risposte preconfezionate, ma è portato a riflettere, sviluppando capacità di analisi e sintesi.
L’educazione diventa un processo attivo che lo aiuta a scoprire la conoscenza come risultato del proprio sforzo.
Il rapporto tra maestro e allievo non è gerarchico ma dialogico, basato su rispetto e reciprocità.
Sant’Agostino, nelle sue Confessioni, propone una visione dell’educazione intimamente legata alla scoperta della verità interiore.
Per S.Agostino il cammino verso la conoscenza non si svolge soprattutto tramite un maestro esterno che impone una ideologia, ma attraverso un dialogo interiore illuminato dalla Luce divina.
L’invito agostiniano: ’Noli foras ire, in te ipsum redi; in interiore homine habitat veritas’ (Non uscire fuori di te stesso, torna dentro di te; nell’uomo interiore abita la verità) sottolinea l’importanza della riflessione personale.
Come Socrate, anche S.Agostino crede che la verità non venga imposta dall’esterno ma risieda già nell’individuo che deve essere aiutato a scoprirla.
L’apprendimento deve essere cognitivo, emotivo e spirituale: un percorso che integra ragione, intelletto, cuore e fede.
L’educazione contemporanea ha ormai riscoperto che la formazione non può essere ridotta a trasmissione di ideologie, ma deve mirare alla maturazione integrale della persona.
Il giovane è protagonista del proprio percorso formativo attraverso il dialogo, la discussione e il pensiero critico.
Socrate e Sant’ Agostino ci propongono che l’educare non significa semplicemente trasmettere un sapere, ma guidare il ragazzo verso la scoperta di sé e del mondo, superando la superficialità e la frammentazione della cultura moderna.
L’educatore, allora, non è un dispensatore di verità, ma un compagno di viaggio che attraverso il dialogo, aiuta il giovane a cercare la Verità che è dentro di lui, senza insegnare lo aiuta a pensare.
La ragione è limitata e incontra dei confini nel cercare la Verità.
La fede non è un atto irrazionale, ma ragionevole, che aiuta a superare il buio lasciato dalla ragione.
Dove si ferma la ragione, prosegue la fede a causa della ‘troppa luce’.
2025-02-26