Benedire, non maledire

by don Aurelio

Nella Bibbia c’è un’asina che diventa la voce di Dio. Protagonista è il mago Balaam, (Numeri cc. 22 - 24) del popolo degli Aramei, ostili e in guerra con Israele che marciava verso la Terra Promessa. Il re Balak invece di affrontare gli Israeliti con le armi, decide di affidarsi alle maledizioni del mago Balaam. Ma ecco che l’asina del mago si arresta e non vuole avanzare, perché vede un angelo del Signore con la spada sguainata che le sbarra la strada e così cambia la sua missione: dalla maledizione passa alla benedizione di Israele. Pare che l’unica a vedere l’angelo sia l’asina, che quindi frena e devia e cambia la storia. Balaam infuriato ed ignaro si accanisce sulla povera bestia che allora, per miracolo divino, comincia a parlare e a lamentarsi del trattamento ricevuto. Quindi anche Balaam vede l’angelo, comprende, si pente ed è incoraggiato a proseguire, a benedire a gran voce e non più a maledire. L’asina di Balaam viene identificata con la chiesa da Origene, scelta come umile cavalcatura da Cristo per il suo ingresso in Gerusalemme e anche nel Medioevo questa storia torna spesso nell’iconografia. Dio è stato capace di aprire miracolosamente la bocca dell’asina. L’asina vedeva nitidamente quello che il profeta era incapace di scorgere: spesso chi crede di essere profeta, cioè di saper leggere con gli occhi di Dio l’oggi, si accorge che persino un’asina può insegnargli qualcosa: ‘Benedici invece di maledire’. L’asino a differenza del cavallo non è mai stato impiegato per la guerra: forse l’asina di Balaam può aiutarci a riflettere sul senso delle guerre nel mondo di oggi, perché sa ascoltare il Signore più di noi ed è capace di operare un discernimento visionario di pace, mentre il suo padrone, profeta di mestiere, resta sordo e cieco. Il poeta francese Francis Jammes nel 1912 ha scritto una bella preghiera per andare in Paradiso con gli asini: ‘Quando sarà l’ora di venire da Te, mio Dio, dirò agli asini, amici miei: venite con me, poveri cari animali bastonati. O Dio, che io assomigli a questi asini che allora specchieranno la loro povertà umile e dolce nella limpidezza dell’eterno Amore’.
Il brano biblico ci insegna che un’asina è capace di vedere e sentire i segni di Dio, mentre i profeti spesso restano sordi. Il paradosso è che nella simbologia l’asino rappresenta chiunque non intenda e quindi ha bisogno di grandi orecchie. Eppure la Bibbia ci dice che proprio un’asina illuminerà il profeta Balaam. L’asino, simbolo di umiltà, accompagnerà Gesù nella grotta di Betlemme, nella fuga in Egitto e nell’ingresso in Gerusalemme. Che accompagni anche noi verso la benedizione, nell’abbandono di ogni maledizione.


2023-12-22