Nel silenzio ascoltare noi stessi e Dio

by don Aurelio

Oggi viviamo nella società del rumore: un rumore assordante non solo esteriore ma anche interiore, che ci rende spiritualmente vuoti e superficiali. Siamo afferrati da tutto e da nulla, eccitati da ogni genere di impressioni e impatti e allo stesso tempo indifferenti a quasi tutto. Viviamo nell’impero dell’effimero.
E’ diminuita la passione per i grandi ideali e cresce l’entusiasmo per ciò che è passeggero. Eppure S.Agostino ha scritto: ’ Non uscire da te stesso, dentro di te abita la Verità’. Una delle vie più facili è il rumore e non si sopporta il silenzio, il raccoglimento e la solitudine per non ascoltare il proprio vuoto interiore. Si vive orientati verso l’esterno (= alienati) in un paradossale ‘egocentrismo estroverso’.
Per molti oggi Dio non solo è nascosto ma impossibile da incontrare. Per sentito dire si ascoltano parole religiose e si compiono riti senza mai abbeverarsi alla fonte. Si riempiono le celebrazioni di rumore e si esce di chiesa insoddisfatti: si avverte la mancanza di silenzio, di raccoglimento, di armonia, dell’essenziale, di quiete dello spirito.
Prima di tutto silenzio da soli davanti a Dio e in contatto con le profondità del proprio essere. Un tacere davanti all’immensità di Dio del nostro io col suo corteggio di ambizioni, paure, forme di orgoglio e di auto compiacenza. Pensiamo all’ultima volta che abbiamo sostato in religioso silenzio di fronte al Tabernacolo oppure di fronte all’alba e al tramonto sul nostro bellissimo mare di Rapallo. Non un silenzio ateo, ma pieno di Dio per ricostruire la persona e farla vivere in maniera più umana, per assaporare la vita alla fonte, per pentirsi di quasi tutto e rendere grazie di tutto.
Solo le persone che sanno tacere interiormente sanno ascoltare e accogliere per stare vicino al mondo e amarlo. Purtroppo abbiamo paura del silenzio e della meditazione forse perché abbiamo paura di Dio. Invece stare in silenzio con Dio è sapersi amati.
Oggi parliamo troppo, ma quando e dove ascoltiamo Dio? Stiamo diventando ciechi che pretendono di guidare altri ciechi, sordi che pretendono di far sentire la Parola di Dio ad altri sordi. La nostra società è preoccupata soltanto del’ fare’, di ‘produrre’ e genera per contraccolpo un forte bisogno di silenzio, di ascolto, di respiro contemplativo, di preghiera.
Evitiamo però le contrapposizioni tra azione e contemplazione. Ricordo la crisi di certi adulti che, sparite certe forme tradizionali di preghiera legate al ritmo pre-industriale, faticano a trovare nuove forme. Oggi invece emerge la consolante richiesta di silenzio contemplativo di tanti giovani. Perciò l’uomo nuovo, come il Signore Gesù che all’alba saliva solitario sulle cime dei monti, aspira ad avere per sé qualche spazio immune da ogni frastuono alienante. Tacere e ascoltare è un atteggiamento per nulla spontaneo. S.Antonio ha affermato che senza il silenzio non è possibile la fede.


2024-12-05