Esuli fgli di Eva

by don Aurelio

Siamo figli della infelice Eva, colpevoli davanti a Dio della stessa colpa, andiamo errando in questa valle di lacrime, esuli dalla nostra patria e afflitti da tanti dolori. Beato chi ascolta i consigli di Maria, invocando la sua intercessione.
Questa riflessione ci è suggerita da S. Alfonso Maria dé Liguori. La preghiera della 'Salve Regina' è attribuita a Ermanno Reichenau, un monaco disabile vissuto nel XI secolo,venerato come beato. Siamo tutti segnati dal peccato originale. Il termine 'esuli' sottolinea come la nostra condizione definitiva non sia però in questo mondo. Noi siamo come dei pellegrini, dei nomadi in cerca della patria.
In questi giorni un presbitero molto malato ha confidato a chi è andato a trovarlo in ospedale: 'Attendo di tornare in patria…'. Nel cuore di ciascuno c’è una nostalgia di bene e di felicità che nulla in questo mondo riesce ad appagare. Il nostro pellegrinaggio ha una meta: siamo esuli in cammino verso la patria (cfr 2° lettera ai Corinzi ,4,6-7). Il mistico russo dell’Ottocento Giovanni di Kronstadt diceva che il cristiano è un pellegrino che avanza con il bastone da viaggio e l’abito da viandante; quando giungerà alla fine della vita, gli si spalancherà la porta ed egli finalmente sarà a casa sua. Come scrive l’autore della lettera agli ebrei, infatti 'non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura'.
In quanto esuli possiamo ricordare 'L'avventura di un povero cristiano', l’ultima opera letteraria di Ignazio Silone, pubblicata per la prima volta nel 1968. Silone ci presenta la figura emblematica di Papa Celestino V come esule nella chiesa: dopo un breve periodo di pontificato, rinunciò alla carica ecclesiale per tornare alla santa vita da eremita. Tutti conosciamo amici che oggi soffrono e pregano per la chiesa, perché fanno fatica a condividere alcuni orientamenti e le contro testimonianze di presunti aderenti ad essa.
Oggi bisogna imparare ad amare e a comprendere con fede la chiesa in modo nuovo. Si soffre solo per chi si ama (cfr. lettera agli Efesini cap.5). Come Santa Teresina di Gesù. Siamo un popolo di 'peccatori perdonati e redenti dal Sangue di Cristo'. Amare la chiesa vuol dire soffrire per essa, piangere ogni sua infedeltà: 'nel cuore della chiesa, mia madre, io sarò l’Amore'(S. Teresina).
Mentre la nostra comunità si preparava a celebrare la festa patronale di S.Anna, abbiamo ricordato il 7° anniversario della morte di Don Arturo Paoli, la cui vita ultracentenaria è stata molto sofferta nella chiesa, nei primi anni 50 del Novecento nell’Azione Cattolica di Carlo Carretto e di Mario Rossi, veri profeti dei nostri tempi. Nella chiesa 'camminando s'apre cammino, anche per le speranze più audaci, che non si limitano ad annunciare il futuro, ma a denunciare il presente'. Sogniamo una chiesa senza estranei o reietti (cfr. la testimonianza di Jean Valjean dei 'Miserabili').
Creiamo una unità spirituale senza ignorare o isolare i fratelli che sembrano essere diversi o più deboli e senza circondarci soltanto di 'yes man' che la pensano come noi, tragicamente plagiati e schiavi. Giuseppe Ungaretti l’eterno esule, ha scritto:
'In nessuna parte di terra mi posso accasare…
E me ne stacco sempre straniero…'.
(Da l’Allegria, 1918).


2024-04-24