Ginepro, conocchia, fuso, innesti e tarli

by don Aurelio

Tutti ricordiamo la testimonianza di Elia sotto il ginepro (cfr.1Re 19,1-14). Ogni tanto per tutti è bene fermarsi 'sotto il ginepro' per dedicare tempo e energie a un diverso modo di ascoltare se stessi, le persone che incontro e chi mi stanno accanto.
E’ necessario un tempo per prendere serenamente coscienza di una vita interiore che abita in me, prima che le crisi portino in superficie le nevrosi e qualche disturbo borderline della mia psiche. Il troppo oppure il poco lavoro e le tante tensioni creano insopportabili disagi con un forte impatto emotivo, soprattutto quando prendiamo in carico l’ascolto della propria interiorità oppure delle problematiche dell'esistenza di un'altra persona. Tra tensioni e pochi riconoscimenti si avverte che i nostri sforzi non apportano nulla di nuovo ed ecco che appare spossatezza e stanchezza emozionale: 'più mi do daffare e meno mi capiscono; eppure ce la metto proprio tutta.
Siamo talvolta arrabbiati e insoddisfatti a causa di frustrazioni, fallimenti, delusioni per troppe aspettative, conflitti tra il desiderio di attivismo e la consapevolezza delle proprie fragilità.
Impariamo dalla conocchia e dal fuso. Attorno alla conocchia si pone l'intera massa del filato e grazie al fuso si inizia a tirare il filo di lana, arrotolandolo in modo ordinato. La massa del filato rappresenta le tante 'cose da fare'. Il fuso raffigura la vita interiore. La conocchia ha bisogno del fuso e di una mano sapiente e paziente.
Spesso a causa di fatiche e di tensioni ci sentiamo 'stritolati'. Abbiamo in mano 'la matassa' delle cose da fare e talvolta non si sa da dove cominciare. Impariamo dalla botanica e dall'agricoltura.
Di fronte alla tentazione di tagliare e di potare è meglio fare un innesto e aggiungere un ramo dentro l’altro. Se, guardando in alto, vedi che i rami non sono così verdi e floridi rispetto all'impegno e all'investimento di energie, allora con buon senso e intelligenza scavi a fondo e vedi che forse le radici dell’albero sono mangiate dai tarli, piccoli vermi che corrodono le basi dell’albero. In questo caso è saggio decidere di sanificare le radici, di mettere più concime e di zappare attorno: fuori metafora, dare importanza alla preghiera e alla vita interiore.


2024-04-18