Mamma... li turchi!

by don Aurelio

In passeggiata a Rapallo possiamo visitare il Castello sul mare, realizzato dall’architetto Antonio Carabo nel 1551. E’ un baluardo contro le galee e le galeotte dei pirati tunisini e algerini che, a metà del secolo XVI, seminarono il terrore nel Tigullio. Altre fortificazioni sono state edificate a S.Michele di Pagana, a Portofino e a Sestri Levante per fermare quelle incursioni con l’aiuto della Repubblica di Genova. I pirati dal 1400 al 1700 fecero passare notti e giorni tragici nel Tigullio. Gli Ammiragliati concedevano addirittura ‘patenti da corsa’ (da cui corsari) per compiere scorribande mirate. I ‘turchi’ non erano soltanto gli abitanti dell’Anatolia, ma tutto l’esotico era definito ‘turco’ (anche il mais fu chiamato ‘grano turco’). Le donne per sicurezza e per custodire i preziosi di famiglia si rifugiavano nelle chiese, che godevano dell’immunità extraterritoriale. Gli uomini sulle spiagge e nei carruggi cercavano di opporre resistenza alle razzie dei pirati e dei corsari. I monarchi sfruttarono i pirati restando nell’ombra, per vincere meschine liti per fare cassa. Le vecchie case di Rapallo si costruivano con muri spessi e piccole finestrelle in alto, una vicina all’altra quasi mura di un fortilizio. Un pirata famoso fu Torghud detto Dragut che troviamo nella storia dell’apparizione di Montallegro che tutti conosciamo. Chiesero aiuto a Genova per realizzare costruzioni fortificate e torri d’avvistamento, ovviamente a spese degli abitanti. Andrea Doria fu incaricato dal re di Spagna e di Portogallo di disinfestare i mari dai pirati, ma fu più filibustiere di loro, catturando navi corsare cariche di tesori. I comuni non sempre furono efficienti. Se è vero che fu necessario creare Confraternite per il riscatto dei prigionieri e per altre attività socio-religiose. La Repubblica di Genova istituì il ‘Magistrato dei riscatti’. Sono grato a Renzo Bagnasco che grazie al suo libro ‘Liguria, amore mio’ (Mursia Editore) è stato la fonte dei miei cenni storici. La Turchia è il ponte tra Oriente e Occidente ed è definita ‘seconda Terra Santa’, perché tanti vi cercano le tracce di San Paolo e delle chiese delle origini. Per un millennio l’hanno chiamata Bisanzio, per 11 secoli Costantinopoli. La storia dell’impero bizantino, le ‘guerre sante‘ e l’integrazione nell’Europa sono note a tutti... La crescente presenza di musulmani nelle nostre città, è fonte di urgenti e complesse riflessioni. L’irenismo è pericoloso perché ispirato da un ottimismo un po’ miope frutto di superficialità e di pigrizia intellettuale. Il fondamentalismo che sta all’opposto pone in evidente opposizione Islam e cristianesimo. L’incontro e non lo scontro con l’Islam è inevitabile. L’immigrazione è un fenomeno planetario di fine secolo e di inizio millennio. Purtroppo l’Islam e il Corano ci sono in gran parte sconosciuti. Dobbiamo oggi constatare la mancanza di reciprocità e integrazione socioculturale e spirituale. E’ urgente riflettere sul Mediterraneo e sulle tre religioni monoteiste. Cristiani e mussulmani dobbiamo comprendere le diverse fedi, il concetto di Dio, Gesù Cristo e Maometto, i Libri sacri, i luoghi di culto, le pratiche religiose. Perché regna alternativamente nei confronti dell’Islam l’atteggiamento schizofrenico della rimozione e del panico? Non possiamo permettere che la storia, comunque imperterrita, si ripeta con poche varianti. Abbiamo elementi comuni, come ad esempio il monoteismo e la tradizione biblica. Sia il cristianesimo che l’Islam si pongono nel solco delle religioni abramitiche assieme all’ebraismo.


2025-04-04