Saper perdere tempo nell’ascolto

by don Aurelio

La vita può essere paragonata a una sorgente d'acqua che sgorga zampillante da una montagna, poi diviene un ruscello gorgogliante, quindi un torrente impetuoso, infine un fiume che corre veloce verso il mare. Possiamo anche dire che la vita si dispiega come un fiore, un petalo alla volta. I monaci antichi erano soliti sintetizzare così la vita spirituale: O beata solitudo ! O sola beatitudo! La solitudine è 'la prova di verità' della propria identità personale distinta dalla folla anonima e senza volto.
Il deserto è il simbolo assoluto di solitudine umana e luogo biblico del rapporto d'amore con Dio: dal deserto dell'Esodo a quello delle tentazioni di Gesù, dalla concretezza dei deserti del Sinai e della Giudea, ai deserti 'più simbolici' dell'esilio. La solitudine nel deserto ha una duplice faccia:

  • emozionante e romantica
  • pesante come una cappa di piombo, nel grigiore e monotonia del quotidiano
Diceva Goethe: ‘L’uomo forte è più forte quando è solo’. Un maestro di spiritualità del deserto, Evagrio Pontico nel IV secolo, descrive lo sconforto disperante come 'acedia', come se Dio fosse assente. Il termine obsoleto 'ateo' è sostituito oggi da quello di 'agnostico'. E' il senso della 'derelizione' che il solitario prova di fronte a Dio e ci ricorda il grido della solitudine di Gesù: 'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'. Eppure è una solitudine popolata e plurale (S.Pier Damiani). Questa solitudine lo separa da tutti e lo unisce a tutti.
Gli anziani ci aiutano a evitare superficialità e improvvisazione senza storia. Dopo tanti anni sanno distinguere quali sono le cose importanti ed essenziali e quelle secondarie. Sono testimoni del 'già e non ancora'. Tuttavia è necessario evitare l'esaurimento emozionale e la spirale dei sentimenti negativi per l'incalzare del 'burnout'. In un sacerdote può accadere che la mancanza di stima per il ministero porti illusoriamente a essere colmata da carrierismo, da onorificenze ostentate esteriormente presenziando ad ogni evento mondano e lasciandosi sedurre dalla musa mediatica, sperando che il proprio blog sia molto consultato su internet e aspirando al 'terziario ecclesiastico' negli uffici di Curia. Se il carrierismo è una piaga anche il suo contrario non significa per forza una virtù.
Non è da lodare chi si sottrae alle responsabilità, chi vola basso, chi evita ogni esposizione, chi si defila prontamente con pigrizia e sciatteria alla stregua di un funzionario pigro e annoiato. Scrive don Angelo Casati: 'Ai volti non puoi fare l'abitudine. Puoi solo fermarti come a una soglia su cui indugiare con rispetto, una soglia da venerare, in un mondo in cui le persone si sentono usate e consumate, in una chiesa che soffre l'eccesso di organizzazione'. Personalmente da giovane ero contestato dai vecchi; da vecchio sono contestato dai giovani. Il motivo? La tradizione rassicura contro la novità che inquieta.


2024-08-21